La masseria Luco possiede due chiesette intercomunicati. La prima, la più antica risalente al XVIII secolo è dedicata alla Madonna della Pace, la seconda, edificata nel XIX secolo, invece è intitolata alCristo Redentore.
L’intitolazione della prima chiesetta, Madonna della Pace, si ricava da una lapide affissa all’interno del muro di recinzione del piccolo sagrato solcato in maniera originale da un campanile a vela. Qui si riporta la data 1773, data che compare anche sulla campana. Poi nel 1806 la chiesetta fu intitolata alla Madonna del Carmelo come si deduce da una seconda lapide collocata al suo interno.
La chiesetta si frappone fra la chiesa di Cristo Redentore sulla destra e la sacrestia, coeva di quest’ultima,sulla sinistra. La facciata della chiesa Madonna della Pace è sormontata da una cuspide con in cima una croce e due fiaccoloni geometrici ai lati. L’ingresso è segnato da un portalino sulla cui trabeazione compare la seguente epigrafe: <LOCUS ISTE NON EST ALIUD NISI / DOMUS DEI ET PORTA COELI>. Sopra la trabeazione si apre una finestra mistilinea e una graziosa edicola baroccheggiante che incornicia un dipinto non riconoscibile. Sul cartiglio dell’edicola e su una targa in pietra, quasi al limite del vertice del timpano, è riportata la seguente scritta in greco: <ΈΝ ΤΟ ΥΤΩΙ ΝΙΚΑ> (Con questo segno vinci).
Affianco alla chiesa c’è un locale parallelepipedo costruito fra il 1911 e il 1913 e destinato ad accogliere la sacrestia. Si distingue esternamente per la collocazione laterale sul terrazzo di un arioso campanile a vela e per due grandi vasi di fiori, quasi fossero dei fiaccoloni, disposti sulle estremità. Questi furono scolpiti da Eugenio Lenoci (padre dell'editore Guido Lenoci).
L’interno, ad una sola aula rettangolare, è voltato a botte e si contraddistingue per il raffinato altare addossato alla parete, finemente intagliato in pietra e venato con tempera per creare il finto effetto marmoreo. L’ancona dell’altare accoglie una tempera del 1806, attribuita agli allievi del Domenico Carella e riproducente la Vergine del Carmelo. Anche l’intradosso della volta è decorato da tempere della medesima fattura che riproduce santa Barbara in gloria che sorregge una città in miniatura e l’Assunzione.
Sulla parete sinistra in una teca di legno si custodisce una statua in legno e carta pesta della Madonna del Carmelo.